L'eremo di Santa Sperandia - Cingoli


L'Eremo di Santa Sperandia è un luogo nascosto tra la provinciale che da Cingoli porta a San Severino Marche, una grotta scavata nella roccia del versante del Monte Acuto, tra i fitti boschi di leccio e carpino.
Per raggiungerlo si arriva con l'auto fino ad un grande spiazzo con una croce e un alterino con accanto dei sassi. 
Si può lasciare la macchina qui nel parcheggio erboso e poco distante una freccia vi segnalerà due sentieri: uno per le grotte di Santa Sperandia e l'altro che porta ai ruderi della Roccaccia.


Iniziamo questa passeggiata a piccoli passi per gustarci questa meravigliosa giornata, iniziamo a respirare l'aria di montagna con un intenso profumo di sottobosco e un vento che ci accompagna costantemente. 
Lontani dalla città, da qui possiamo vedere sia il mare che gli appennini, un posto magnifico che abbiamo scoperto quasi per caso!

Prendiamo il sentiero sterrato per la grotta
di Santa Sperandia, entriamo nel bosco ed iniziamo a scendere una serie di gradini infiniti fatti con traversine ferroviarie di legno, ne abbiamo contati ben 430, di cui gli ultimi 52 sono di pietra e molto più ripidi.







Durante il sentiero incontriamo un'altra croce dove ci affacciamo e ammiriamo il paesaggio bello e selvaggio, peccato le cave che si intravedono nel versante difronte!





Arriviamo fino alla chiesetta scavata dentro la roccia a strapiombo nella gola del Rio Laque.

La cappella è molto semplice e si può entrare per lasciare una frase, una foto o una preghiera nel quaderno sopra all'altarino.

Luogo di culto e di solitudine, il silenzio ci avvolge dolcemente, vale la pena fermarsi a conoscere qualcosa di più sulla vita e la storia affascinante di Santa Sperandia.







Santa Sperandia è oggi patrona della città di Cingoli, ma le sue origine sono umbre, nel 1216 nacque a Gubbio e quando era ancora giovane lasciò tutti i suoi averi e la sua famiglia per vivere una vita di penitenza, povertà e preghiera.
Intraprese un pellegrinaggio nell'Appennino centrale tra l'Umbria e le Marche, portandola a rifugiarsi in posti impervi e difficili, ma altrettanto magnifici.

Tra i vari borghi e paesi si fermò tra le colline a Cingoli, ed è qui che avvenne molti dei suoi piccoli miracoli, guarigioni istantanee a donne malate; il celebre miracolo delle ciliegie; la pace tra Cingoli e Jesi; la concordia tornata a fiorire tra i cittadini di Recanati.
Per un periodo molto lungo visse come eremita nella grotta di Monte Acuto, 
poi prese l'abito delle benedettine e 
si trasferì fino alla sua morte nel monastero della città, 
con il suo esempio di santità e coraggio divenne una guida per molte giovani. 

La santa morì nel Settembre del 1276, il suo corpo si trova nell'omonimo santuario di Cingoli ed è stato oggetto di numerose ricerche.
Il suo corpo dopo sette secoli dalla sua morte è rimasto incorrotto, molti fedeli gridano al miracolo, infatti secondo la chiesa cristiana l’incorruttibilità è il fenomeno di origine divina che impedisce ad alcune salme di andare incontro ai naturali processi di decomposizione.




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Risaliamo i gradini e ritorniamo verso casa, ci fermiamo a pranzo in un Azienda Agricola Biologica poco distante dalla grotta.

L'Agriturismo La Collina Dei Ciliegi Di Leonida Appignanesi, offre un pranzo casereccio con vista sui monti spettacolare...CONSIGLIATO!
👍








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